PACENTRO

COSA VEDERE E FARE A PACENTRO
Pacentro è un piccolo comune nella provincia dell’Aquila, in Abruzzo. Un splendido borgo medievale che si inserisce nel suggestivo scenario del Parco nazionale della Majella e nella Valle Peligna, caratteristiche queste che le hanno conferito l’ingresso al club dei Borghi più belli d’Italia. La leggenda attribuisce a Pacinus, la fondazione della cittadina: l’eroe troiano, dopo averlo lasciato Enea sulle rive del Tevere si sarebbe spinto nel Sannio e giunto ai piedi del Monte Morrone vi avrebbe fondato Pacentro. Di recente è diventata famosa per aver dato i natali alla famiglia di uno degli eroi pop del nostro tempo: la cantante Madonna, in cui la famiglia viveva prima di emigrare negli Stati Uniti.
Si presenta agli occhi del visitatore come un piccolo borgo, con un centro storico grazioso e caratteristico, perfetto per chi vuole trascorrere un weekend in completo relax. la cittadina sviluppa attorno alla Piazza del Popolo con la monumentale fontana seicentesca, un tempo adibita ad urna sepolcrale e la quattrocentesca chiesa di Santa Maria Maggiore o della Misericordia, con la meridiana sul portale e lo slanciato campanile. Del passato rimangono anche alcuni bei palazzi signorili, tra cui palazzo la Rocca, sede del Municipio; palazzo Granata, Palazzo Avolio ed il seicentesco Palazzo Tonno, il cui nome deriva dalla “preta tonna”, dette tummarole, o “pietra dello scandalo”, una grossa pietra incavata, utilizzata come unità di misura del grano, sulla quale in passato chi non onorava i propri debiti veniva obbligato a sedersi completamente nudo in modo che tutti i passanti potessero schernirlo. Alla sommità del borgo desta invece, curiosità un’antica vasca in pietra somigliante allo scafo di un’imbarcazione usata molto probabilmente un tempo come lavatoio pubblico (i canaje).
Il Castello di Pacentro è una delle strutture fortificate meglio conservate d’Abruzzo. Il fortilizio che domina la valle Peligna si presenta con una base trapezoidale circondata da tre alte torri quadrate, due delle quali merlate (XIV sec.) e tre torrioni cilindrici angolari (XV sec.) eretti a difesa delle mura esterne come dimostrano le feritoie per da cui sparavano archibugi e bombarde. La costruzione presenta una doppia cinta muraria, quella esterna, più recente e meglio conservata, e quella interna, più antica e più rovinata. Nel corso dei secoli, il Castello è appartenuto a diverse famiglie che hanno signoreggiato nel feudo: Caldora, Cantelmo, Orsini, Colonna, Maffeo Barberini. Nel 1957 è diventato proprietà del Comune pacentrano. Grazie ai numerosi restauri e alle opere di consolidamento effettuate a partire dagli anni ‘60, parte della fortezza (tra cui anche una torre) è attualmente visitabile su prenotazione.
Non lontano da Pacentro, nella grotta di Colle Nusca, sono state scoperte alcune pitture rappresentanti animali e scene di caccia, attività fondamentale per l’uomo primitivo. In particolare, i graffiti tracciati in ocra rossa sulla parete rocciosa, raffigurano un rito di buon auspicio per la caccia: otto uomini armati con frecce e archi seguono un personaggio particolare, probabilmente un sacerdote o un capo tribù. Altre pitture mostrano un grosso pesce, una lucertola e uno strano strumento, forse una trappola per animali.
Tra le tradizioni locali spicca la “Corsa degli Zingari”, gara podistica a piedi nudi che si tiene la prima domenica di settembre in onore della Madonna di Loreto. I giovani del paese salgono sulle pendici del Colle Ardinghi, che si trova di fronte al paese, e al suono improvviso della campana della chiesetta dedicata alla Vergine si lanciano scalzi lungo il ripido e aspro sentiero che dal colle porta alla chiesa riportando non poche ferite. Di origini antichissime, risalenti secondo alcuni a riti romani, la leggenda vuole che la Corsa fosse utilizzata anche dal valoroso condottiero Giacomo Caldora per selezionare tra i popolani validi elementi per il suo esercito mercenario. Al di là delle leggende la Corsa è documentata con certezza, per ricostruzione orale e documentale negli ultimi 200 anni e trae origine dalle tradizioni silvo-pastorali della popolazione. Il vincitore della corsa riceve in premio l’ambìto Palio, un taglio di stoffa che nei tempi passati serviva per cucire il vestito buono. Al termine della gara, quando l’ultimo concorrente è arrivato stremato all’altare della chiesa, le porte del santuario si serrano per portare a termine le operazioni di soccorso e medicazione delle ferite. Si riapriranno dopo pochi minuti per lasciare spazio al corteo del vincitore. I primi tre classificati vengono portati in spalla dai compagni per le vie del paese accompagnati dalla banda musicale.
A Pacentro, tradizione contadina e genuinità dei prodotti si sposano dando vita ad una cucina semplice e schietta, senza tempo fatta di piatti a base di carne bovina, ovina e suina, formaggi di pecora, e naturalmente olio extravergine d’oliva. Maccheroni alla chitarra con sugo e polpettine di castrato, ravioli alla ricotta, pecora bollita a “lu cutter”, sono solo alcuni dei protagonisti della cucina pacentrana insieme alla “polta”, piatto tipico del paese a base di fagioli, patate e cavoli soffritti in olio con aglio, olio e peperoncino. Ci sono pochi ristoranti, 5 o 6, tra cui alcuni agriturismi fuori dal centro storico. A metà agosto si tiene in paese una Sagra della Polta, ideale per assaggiarla e conoscere il posto.