Gli arrosticini sono spiedini di carne di ovino (pecora o castrato) e sono tipici della cucina abruzzese, originari in special modo nella zona che va dalla Piana del Voltigno a Penne, soprattutto nei paesi di Civitella Casanova e Villa Celiera.
Gli arrosticini sono composti da piccoli pezzi di carne in tocchetti, infilati in successione in spiedini e cotti su una particolare graticola detta “furnacella”.
Molta attenzione deve essere rivolta alla cottura: gli arrosticini non vanno cotti troppo, pena la perdita dei liquidi contenuti nella carne e la conseguente gommosità della stessa. La percentuale del grasso contenuto nella carne deve essere pari a un quarto della carne, per fare in modo che non diventi troppo dura. Gustare il vero arrosticino abruzzese è un’arte.
Nell’ultimo ventennio ciò che nacque come cibo antico, “povero” e di ambito pastorale è diventato un vero e proprio simbolo della tradizione culinaria abruzzese.
Il professor Francesco Avolio dell’Università de L’Aquila, ne ha studiato e ripercorso le origini. L’immagine simbolo è sicuramente lo scatto del fotografo Paul Scheuermeir, del 12 ottobre 1930, che ritrae una famiglia di Civitaquana intenta nella cottura di quello che diventerà uno dei simboli d’Abruzzo.
Negli anni cinquanta gli arrosticini giungono nell’entroterra di Pescara e Spoltore portati da ambulanti e immigrati stagionali provenienti da Villa Celiera, la piccola “patria” degli arrosticini. Il nome dialettale nella zona di origine è lë rruštéllë, mentre il termine italianizzato “arrosticini” nacque solo negli anni sessanta.
Gli arrosticini devono essere consumati subito, usciti fumanti dalla graticola e avvolti nel tradizionale fascio di carta d’alluminio per tenerli al caldo tra loro. Fino a 50 pezzi possono essere compresi in un solo fascio! Gli arrosticini vanno mangiati esclusivamente a mano.
Potete accorgervi subito se un ristorante rispetta o no la tradizione: se gli arrosticini vi vengono serviti in un piatto, diffidate di quello che vi viene proposto come un “vero arrosticino”.
Gli arrosticini vengono tradizionalmente accompagnati da pane casareccio sciapo cosparso di olio d’oliva e una particolare combinazioni di vino rosso e gazzosa, come si usa tutt’oggi in alcuni locali. Agli arrosticini non vanno assolutamente abbinati altri contorni!
Il noto chef italiano Antonino Cannavacciuolo si è ritrovato sotto i riflettori dopo aver definito un classico arrosticino abruzzese uno “spiedino napoletano”, causando una vera e #sheepstorm (letteralmente, “tempesta di pecora”) con tanto di hashtag ufficiale e pioggia di commenti polemici.